Je t'aime: Franca Fioravanti, il movimento è vita

Je t'aime: Franca Fioravanti, il movimento è vita
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Je t'aime: Franca Fioravanti, il movimento è vita

May 06 2024 | 00:07:59

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Episode May 06, 2024 00:07:59

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Show Notes

In questa intensa intervista, l’attrice Franca Fioravanti ci accompagna nel cuore di una delle sue interpretazioni più toccanti: un ruolo che l’ha vista protagonista di una storia drammatica e profondamente attuale, quella di una donna che, dopo un episodio di percosse da parte del partner, si accorge di essere ancora viva.

Con sensibilità e consapevolezza, l’attrice condivide il percorso emotivo e artistico che l’ha portata a incarnare un personaggio complesso e fragile, trasformando il dolore in uno strumento di denuncia e riflessione.


Attraverso le sue parole scopriamo il dietro le quinte di una performance che non è solo recitazione, ma atto civile e umano: un invito a guardare in faccia una realtà spesso taciuta, e a non restare indifferenti.

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Episode Transcript

[00:00:00] Speaker A: Siamo con Franca Fioravanti, la performer e ideatrice di Ancora Viva e le chiediamo, per chi non avesse assistito all'azione performativa appunto, che cos'è Ancora Viva? [00:00:12] Speaker B: Ancora viva è semplicemente l'azione che c'è all'interno di questo testo teatrale perché appunto questa donna non muore nonostante questo rapporto tossico e violento, nonostante che quest'uomo stia per ucciderla, però lei non muore e quindi è ancora viva e lei è addirittura piena di gioia nel finale proprio perché È ancora viva, quindi è una gioia, ancora viva perché una donna che non viene uccisa e che riesce a scampare è una gioia inennarrabile quasi. [00:00:49] Speaker A: Il testo, i movimenti, tutto il lavoro, quello che ci hai avvertito oggi, come nasce? [00:00:56] Speaker B: Dunque, io ho da circa 30 anni che mi occupo di teatro e anche di scrittura e diciamo che mi sono resa conto che non avevo mai scritto nulla su appunto il femminicidio, su queste donne che sono violentate, ammazzate, stuprate eccetera, se non degrading, ecco. E quindi una mia amica mi ha chiesto, circa due anni fa, se avevo voglia di lavorare su un progetto, su questo argomento, e io le ho detto di sì. E li abbiamo iniziato qualche volta a vederci, poi lei ha avuto altre cose per cui mi ha un po', diciamo, lasciata, un po' abbandonata, e a me è rimasta un po' questa energia, no? E quindi a quel punto io ho deciso che avrei scritto un testo. però non riuscivo a iniziarlo. Poi una notte, quest'estate in agosto, sono andata al computer e ho sentito che potevo scriverlo e l'ho scritto di getto proprio. Finito quello l'ho mandato poi, dopo, a una rassegna nazionale del Cendic, che è un Centro Nazionale di Drammaturgia Italiana Contemporanea, e il testo ha avuto un discreto successo perché era votato dal pubblico e quindi è arrivato settimo su 24 testi, un buon piazzamento. Nel frattempo con Virginia ne avevamo parlato, lei mi ha detto, oh, je t'aime, potrebbe essere, come dire, una performance da fare di te. E quindi a quel punto ho iniziato a lavorare sull'idea della performativa, detto come lo facciamo, perché un conto il testo, un conto poi come realizzare questo lavoro. E lì ho iniziato a pensare come farlo e non sapevo come farlo. Cioè, strano, no? Allora poi ho iniziato a pensare, così, che semplicemente poteva essere un commento, in un certo senso, alle parole. Non potevo, diciamo, né leggerlo né interpretarlo. Allora ho pensato appunto a questi movimenti. Pian piano sono venuti fuori, anche mentre li provavo, capivo cosa fare, come muovermi. E molto importante è stata la scelta dello spazio perché è uno spazio comunque quello lì che è chiuso, da cui poi io ne vengo fuori. Quindi questo è stato importante lo spazio perché mi ha, come dire, costretta anche a muovermi, a trovare delle cose ma in una costrizione, a trovare dei movimenti ma in una costrizione. Eppure invece è venuto fuori tanto, ecco. Poi appunto su questa base ho pensato che appunto dovevo liberarmi di questo testo, di questo dolore anche perché ovviamente tutti noi abbiamo avuto storie anche drammatico, difficili o anche violente perché no e quindi dovevo liberarmi di questo testo, di questo lavoro e ho pensato all'acqua ho pensato all'acqua quindi a lavarmi cosa per liberare di qualcosa cosa fai? Ti fai una doccia, ti lavi, ti fai un bagno e poi ho pensato alla terra perché la terra trasforma e quindi appunto poi vado a versare quest'acqua con cui mi lavo con cui mi immergo le mani eccetera la verso poi in questo vaso dove ci sono dei fiori ma è una pianta quindi c'è la terra e poi questa terra diciamo purificherà e trasformerà questa energia che ha preso dall'acqua e da abbandonare la violenza, perché comunque la terra ti rigenera, no? E quindi questa idea era acqua e terra mi ha poi in qualche modo dato la chiusura di quella che era la performance. [00:04:42] Speaker A: Questo testo è stato ispirato da eventi o ti è venuto appunto di getto quella notte? [00:04:49] Speaker B: No, no. Il testo è stato, come ho detto appunto, ho raccontato prima, insomma, c'è stato tutto un processo, ecco, sempre è un processo. il lavoro e siamo sempre sulla strada. Quando ho sentito che potevo scriverlo nel senso che avevo questo desiderio, perché un conto è mentale avere un desiderio con la mente, un conto invece era il mio corpo che aveva proprio bisogno di liberare tutte queste parole. E allora lì mi sono messa di notte al computer e l'ho aperto e l'ho scritto, credo due virgole, diciamo, ho dovuto cambiare due virgole, ecco, perché è proprio come l'ho scritto e è venuto fuori, ecco, la cosa importante è che non l'ho pensato prima. Cioè, io non l'ho pensato prima, è venuto fuori, diciamo, quindi anche ancora viva, diciamo, era venuto fuori che questa donna non muore, no, è ancora viva. [00:05:44] Speaker A: A questo proposito c'è una frase che mi ha colpito particolarmente, che è stata «Ho capito che se avessi resistito mi avrebbe ammazzato». Ecco, questa consapevolezza che mi ha preso come un fulmine, però viene comunque... cioè non ha la stessa forza di quando lei però si rende conto che è ancora viva. [00:06:06] Speaker B: Beh, quando è ancora viva si rende conto che è ancora viva, quindi che si è fermato, no? Lì è quando, diciamo, l'altro personaggio che sta percutendola, quindi lei capisce che la sta ammazzando e quindi si ferma. Lei non chiede più niente, non lo supplica, non gli chiede di fermarsi. perché capisce che più fa così e più lui non si ferma. Lei ha questa intuizione di stare ferma e poi non si sa come questa persona si ferma. Cioè ci sono questi due passaggi e poi subito dopo lei descrive... il passaggio tra che lui non la picchia più e cosa sente lei, assapora il sangue, eccetera, però lei è ancora viva e quindi questa è una gioia, è una forza dentro e questo è importante, insomma, ecco, dare un, come dire, comunque, secondo me, dare una speranza, no? Perché se no, cioè, la violenza, insomma, io ho letto delle cose, ovviamente, in tutti questi anni, come tutti, le storie, insomma, Però succedono, purtroppo ci sono uomini che ancora hanno questa volontà di possedere una donna e ci sono anche donne che hanno forse anche una sorta, non dico di piacere, ma insomma in qualche modo, nella passione eccetera. Però poi pian piano certi segni vengono fuori nel rapporto e sono quei segni dove poi una persona deve capire e andarsene, comunque mettere delle porte. Ma delle volte la violenza scatta così all'improvviso, cioè che magari fino a un momento prima non c'era stato. [00:07:56] Speaker A: Va bene, grazie mille, molto interessante.

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